La Principessa
Orson Callan Krennic aveva il respiro affannato, come sempre in presenza di Lord Darth Vader.
Era arrivato nella residenza di Vader, su Mustafar, millantando notizie importantissime.
Non l'avevo incrociato, volutamente, provando fastidio alla sua sola vista.
Sopportavo pochi dei funzionari imperiali e Krennic non era tra questi, ma non mi interessava dissimulare il mio disgusto quindi cercavo semplicemente di incontrarli il meno possibile.
Purtroppo era una delle pochissime volte in cui ero andata a conferire con Lord Vader nella sua residenza.
Odiavo andare su Mustafar... lì era morta Padmè, lì avevo perso Anakin...
Non avevo mai chiesto a Vader perchè avesse deciso di fare di quel pianeta la propria dimora, ma la spiegazione mi pareva ovvia: Darth Vader non avrebbe mai dimenticato la sua amata Regina Amidala e non avrebbe mai lasciato il pianeta dove tutto era finito e poi, in un altro modo, iniziato.
Sapevo che c'era altro, oltre a questo, che gli studi di Vader sul potere del Lato Oscuro erano indissolubilmente legati a Mustafar e alla fortezza che era diventata la residenza del Signore Oscuro, ma non mi ero mai addentrata in quei meandri ed ero sicura di non volerlo fare neanche in futuro.
Ero nell'ombra, seduta al lato della stanza di ringiovanimento di Lord Vader, mentre lui era immerso nel rigenerante serbatoio di bacta.
Pur andando raramente da lui, non era la prima volta che assistevo a quello che era ormai diventato un rituale.
Il corpo mutilato di Darth Vader, ciò che di organico rimaneva di lui, veniva immerso completamente nel liquido vischioso che alleviava le sofferenze e i dolori e rigenerava, per quanto possibile, l'organismo.
Diener Vanée, il servitore umano di Vader, entrò silenziosamente, si inginocchiò davanti al suo Signore e annunciò l'arrivo del Direttore Krennic.
La mia smorfia non era visibile nell'ombra, come non ero visibile io, per fortuna.
Non vista, non fui obbligata a seguire tutto il discorso di Krennic, persa com'ero in riflessioni dopo aver osservato la parte rimasta dell'involucro umano di Anakin Skywalker che si faceva racchiudere, una volta ancora, dall'armatura del suo io oscuro e attuale.
Non potevo non essere triste.
Ma lo diventai ancora di più quando colsi le parole "Erso" e "ucciso" uscire dalla bocca di Krennic.
Galen Erso era morto?
Come? E perchè?
Ero sul punto di uscire dall'ombra e scuotere quell'inutile burocrate per strappargli fuori le immagini dell'uccisione di Erso, quando le parole successive mi bloccarono.
Kennic parlava di tradimento, di un piano di Erso per inserire nella stazione da battaglia in progetto un punto debole, una falla che poteva venire usata dalla Ribellione.
Incredibile Galen... Lyra sarebbe stata così fiera di te!
La breve apparizione di Krennic ebbe presto fine quando, dopo essere riuscito a rialzarsi dal freddo pavimento, dove Vader lo aveva costretto a finire con una invisibile morsa stretta attorno al collo che gli impediva di respirare, Vanée lo riaccompagnò alla piattaforma di atterraggio.
Lord Vader aveva i suoi metodi e, a volte, li trovavo quasi divertenti.
Ma ora era nervoso e sempre più deciso a stroncare questa ribellione sul nascere.
"Su Scarif. Subito!" fu l'unico ordine che pronunciò, non so se diretto a me o ai droidi che si occupavano della sua navetta.
"Credi che ci sia davvero rischio?" gli chiesi mentre viaggiavamo verso il destroyer Devastator con cui avremmo fatto il resto del tragitto verso il pianeta, centro di ricerca militare, Scarif.
"Non voglio lasciare nulla al caso" mi rispose senza voltarsi "Se i ribelli si stanno dirigendo lì, dobbiamo farlo anche noi per impedire la fuga di notizie e distruggerli definitivamente".
Logico, ma non potevamo sapere quanto avanti a noi fosse la Ribellione che si stava dirigendo verso l'Orlo Esterno.
Erano ancora sparuti gruppetti senza una vera coesione.
Non avevano molte speranze di diventare un movimento organizzato e, in qualche modo, pericoloso per l'Impero.
Ma Vader conosceva perfettamente le conseguenze del sottovalutare anche un singolo combattente, soprattutto quando tesse trame politiche oltre che belliche, quindi non avrebbe mai sottovalutato nessun ipotetico ribelle.
Ma su Scarif eravamo arrivati tardi.
Ad un passo dal recuperare i piani della Morte Nera, una navetta era riuscita a sfuggire al blocco, una Corvetta CR90 della Casata di Alderaan denominata Tantive IV.
Era classificata come nave consolare in missione diplomatica ma era una fin troppo scarsa copertura.
Il disappunto di Vader era tangibile, riflesso negli occhi degli uomini della nave che, terrorizzati, cercavano di passare quanto più possibile inosservati.
Il centro di ricerca su Scarif era stato annientato, spazzato via subito dopo la nostra partenza all'inseguimento della Corvetta.
Sapevo cosa sarebbe successo, sapevo che sarebbero morti tutti, al Centro, tutti quelli che ci lavoravano e anche i coraggiosi ribelli che avevano deciso di sfidare l'Impero e rubare i piani della Morte Nera.
Sarebbero morti ma erano riusciti nel loro intento e Galen avrebbe avuto una possibilità di redenzione.
Se solo quei piani fossero giunti nelle mani giuste...
"Questa è una nave consolare... Siamo in missione diplomatica..." fu ciò che cercò di spiegare il Comandante, Raymus Antilles mi pare, prima che il suo collo si spezzasse sotto la presa di Darth Vader, che replicava "Se questa è una nave consolare, dov'è l'ambasciatore?".
La Tantive IV fu devastata dall'abbordaggio delle truppe imperiali, quasi non si riusciva a camminare per i corridoi dall'intenso fumo di blaster che li pervadeva.
Chiunque fosse a trasportare i piani rubati, non aveva possibilità di sfuggire a Vader questa volta.
Ma il sentir pronunciare il nome di colei che stava venendo portata prigioniera al cospetto di Lord Vader, mi procurò un brivido: Leia Organa di Alderaan.
Non era possibile!
Una galassia intera e la preda del Signore Sith era proprio la principessa Leia?
"Darth Vader! Solo tu potevi osare tanto!" era la voce di una giovane donna, sicura e sfrontata "Non la passerai liscia con il Centro Imperiale. Quando sentiranno che hai attaccato una missione..."
Chissà perchè mi ero aspettata di sentir parlare ancora una ragazzina!
Il tempo passa più in fretta di quanto ci aspettiamo.
"Voi fate parte dell'Alleanza Ribelle" replicò la voce di Vader "Siete una traditrice. Portatela via!"
'Anakin, tu non ti rendi conto...'
Dovevo allontanarmi prima di far trasparire troppo delle emozioni che rischiavano di sopraffarmi.
Arrivai in cabina di comando nell'attimo in cui il Capo Pilota, davanti al radar, esclamava "Eccone un altro!" indicando un puntino sullo schermo che poteva essere solo un guscio di salvataggio.
Un'intuizione mi colpì come uno schiaffo.
Una leggera pressione mentale e il Capitano rispose "Non sparate. Non ci sono forme di vita. Avrà avuto un corto circuito."
Il guscio si perse nel vuoto indenne, in direzione del pianeta sottostante, Tatooine, con quello che speravo fosse il suo carico inestimabile, per il momento al sicuro.
'Obi-Wan' pregai 'dimmi che hai mantenuto la promessa di rimanere su quella palla sabbiosa in mezzo al nulla che è quel pianeta, perchè adesso la galassia intera ha bisogno che tu sia lì!'
Dovevo smetterla di avere pensieri simili.
Lord Vader avrebbe potuto percepirli e questo avrebbe messo in pericolo me e tutti ciò che la ribellione stava cercando di fare.
Per questo, quando Vader disse di volersi dirigere al randez-vous sulla Morte Nera, decisi di rimanere al bordo dello Star Destroyer per sorvegliare le operazioni di manutenzione.
Una scusa ridicola ma efficace per stare alla larga da tutto ciò che poteva tradirmi.
Ad esempio la distruzione del pianeta Alderaan con conseguente morte di tutto il suo popolo, compreso il mio amico Bail Organa, una delle poche persone a rallegrarsi apertamente della mia esistenza anche quando il Consiglio Jedi cercava di fingere che non esistessi.
Stava crollando tutto e io temevo di non resistere.
Avrei voluto raggiungere Obi-Wan Kenobi su Tatooine, non so bene se per ucciderlo o aiutarlo, ma rimanere nell'Impero mi soffocava, era impensabile.
Fino a quel momento avevo accuratamente evitato di incontrare di nuovo Lord Vader, temendo di essere troppo vulnerabile, che i miei pensieri fossero troppo trasparenti e lui non doveva assolutamente sospettare nulla.
Per la mia vita ma, soprattutto, per la sua, della Principessa.
Dovevo riuscire a chiudere la mente e tornare fredda come prima che gli eventi precipitassero, era imperativo!
Prima di tornare ad immergermi completamente nel mio personaggio, però, una cosa la dovevo fare... dovevo vederla.
Erano passati 19 anni.
Diciannove anni senza Anakin, senza Padmè, senza Obi-Wan o Yoda, senza nessun altro che non fosse un'ombra con il respiratore.
Aspettai per un tempo che mi sembrò insopportabile, poi andai a cercarla.
Blocco AA-23. Cella di detenzione 2187. La principessa era lì ed era ancora viva, pur avendo già subito l'interrogatorio con la sonda e aver visto il proprio pianeta disintegrato.
Entrando la trovai seduta.
Tentava di mantenere la propria compostezza, ma la sua giovane età e il suo sguardo la tradivano.
Era forte, caparbia, coraggiosa, ma era pur sempre una ragazza sola, prigioniera di un incubo.
"Chi sei?" mi affrontò con voce leggermente malferma.
Non risposi.
Come potevo spiegare?
E, in qualsiasi caso, sapere le avrebbe fatto più male che bene, l'avrebbe messa ancora più in pericolo.
Aveva il viso arrotondato, tipico della gioventù.
Mi ricordava sua madre... anche nel cipiglio oltre che nell'aspetto.
Distolsi lo sguardo da lei con una stretta al cuore e lo rivolsi distrattamente alle pareti della cella.
Non le rivolsi parola ma cercai di fare una impercettibile pressione sulla sua mente per rallentarle il battito e tranquillizzarla.
Doveva riposarsi perchè il difficile doveva ancora arrivare e io speravo con tutto il cuore che sopravvivesse.
Uscendo dalla cella, quando si fu addormentata, sperai che si dimenticasse di me.
Io non avrei potuto dimenticare lei.