Il peso della solitudine
Milady.
Così si faceva chiamare da molto, molto tempo, più di quanto desiderasse ricordare.
Tanto tempo da farle quasi dimenticare il suo vero nome.
O forse no, … non aveva questa fortuna.
Il rapporto che stava stendendo in codice imperiale era terribilmente noioso:
“Codice identificazione MILADY. Codice di priorità 120-464532. Messaggio A4575.
Invio rapporto: rotta Maryllion-Kessabath. Sistemi identificati: 8. Pianeti soddisfacenti requisiti primari: 13. Pianeti soddisfacenti requisiti secondari: 9. Scandaglio pianeti: 22. Forme di vita intelligenti: 2. Forme di vita senzienti: 4. Forme di vita non intelligenti: 48.
Risultato ricerca: nessuna traccia avamposti ribelli.
Prigionieri: 1.
Ribelli: 0.
Fuorilegge: 1.
Fine rapporto.”
Dopotutto un prigioniero c’era! Un trafficante di chissà quale merce, schedato nei files imperiali sotto il nome di Bjdillon Bsjasau, un rodiano dall’accento poco convincente classificato come fuorilegge per qualche furberia da poco prezzo e conosciuto solo dai pochi “affezionati del settore”, ma di interesse pressoché nullo per Milady, tanto più che per la sua cattura era bastato ordinare ad una ridotta truppa di vestirsi in abiti civili ed aspettarlo nella locanda più vicina alla piattaforma di atterraggio.
Ma Milady era in missione e la missione consisteva nella ricerca a tappeto, in tutta la galassia, di quella che Lord Vader chiamava “feccia ribelle”.
Darth Vader……. Da quanto tempo lo conosceva?
Le pareva che fosse da sempre, e forse lo era.
Lui ormai la dava per scontata, sapeva che era al suo fianco e che ci sarebbe sempre stata.
Non approvandolo, ma c’era.
E nella sua ombra lei poteva svolgere il suo compito, quello vero, quel compito che neanche lui aveva mai capito che Milady si fosse assunta.
A dirla tutta, spesso Milady si chiedeva perché mai avesse fatto quella promessa e, soprattutto, chi la spingesse a perseverare nel suo intento.
Ma era passato talmente tanto tempo che forse ora le ragioni le sfuggivano e, se a volte aveva l’impressione di non poter più andare avanti, di non poter aspettare ancora, forse la causa di tutto era l’età che in realtà aveva, ma che grazie alla Forza, il suo aspetto non dimostrava.
No! I ribelli non le interessavano, non tutti almeno, e non le interessava la ribellione: Obi-Wan aveva detto che non era quella la carta vincente e, sebbene per la maggior parte della sua vita fosse stata in aspro disaccordo con Obi-Wan, anche lei sapeva che aveva ragione.
E allora chi?
- Le coordinate sono inserite Milady, possiamo fare il salto nell’iperspazio in qualsiasi momento!-
Milady alzò gli occhi verso Darrell Toubath, guardandolo come se fosse un essere strisciante. – E allora lo faccia comandante! Non ho intenzione di essere informata di ogni minimo movimento di questa nave, né di ogni sua decisione in merito, tanto più che siamo al termine della missione.-Toubath sbiancò in viso e quando ebbe finito di deglutire a vuoto tentò di darsi un contegno: -L’Imperatore sarà soddisfatto della cattura del rodiano! Un fuorilegge in meno nella galassia!-
Se mai Milady avesse avuto bisogno di una conferma dell’inettitudine di quell’uomo, questa era la volta buona.
- Comandante – disse con più calma di quanto fosse umanamente possibile – avevo dato precise disposizioni sulla rotta da seguire. Non ho alcuna intenzione di dirigermi dall’Imperatore. Lord Vader ci aspetta sull’Ammiraglia e avevo dato ordine di raggiungerlo al più presto!-
Il respiro di Toubath si fece simile ad un sibilo e, ad un gesto di Milady, il terrorizzato comandante si eclissò.
Come diavolo faceva l’Impero ad andare avanti con persone tanto incapaci a ricoprire posti di comando? -pensò Milady- Neanche ai tempi della Repubblica aveva visto gente simile.
Premette un pulsante il quale, illuminandosi pochi secondi dopo, confermò l’avvenuta trasmissione del rapporto al più vicino avamposto imperiale.
Si alzò e subito si pentì di aver indossato lo scomodo mantello al quale non era abituata, ma del resto presto avrebbe incontrato Vader e il protocollo prevedeva che anche lei avesse quel segno di distinzione.
Ethan si alzò dall’ombra dell’angolo dove era rimasto seduto tutto il tempo e si avvicinò a Milady. Non era umano. Era uno dei pochi discendenti di una razza quasi estinta: i Loothy.
Di statura leggermente inferiore a quella di Milady, era leggermente ricoperto di peluria sulla maggior parte del corpo, accentuata sulla testa e lungo la spina dorsale dove formava una vera e propria cresta marroncina.
Mani e piedi, anch’essi pelosi, risultavano un po’ troppo grandi rispetto ai canoni estetici umani e anche la vistosa muscolatura, mascherata solo dagli indumenti, era in netto contrasto con la figura vista nel suo complesso.
Assomigliava quasi alla caricatura di un atleta e, forse, era stato questo aspetto buffo ad attirare l’attenzione di Milady all’epoca del loro incontro.
Oramai ci si era affezionata, anche se questo era un concetto pericoloso da esprimere in pubblico per un funzionario dell’Impero, soprattutto dopo che il pianeta natio di Ethan, Looth, era stato distrutto dall’Imperatore in uno dei suoi innumerevoli esperimenti di morte, più o meno come in seguito era accaduto ad Alderaan.
Ma Ethan si era dimostrato un buon consigliere e Milady era arrivata a fidarsi tanto da rivelargli una parte della sua verità, quando il peso della solitudine si era fatto insopportabile.
- Se ti decidessi a portarlo un po’ più spesso, quel mantello, impareresti ad avere dei movimenti meno impacciati!-
- Non mi serve! Non mi interessa incutere timore come fa Vader!-
-No! A dire il vero quello che ti serve veramente è un droide protocollare!-
Milady lo guardò perplessa.
-Lo sai che è vietato far circolare truppe imperiali senza divisa?- Ethan la guardò con aria di sufficienza –Mandare in un bar degli assaltatori imperiali in abiti civili non mi è parsa un’idea brillante.-
Milady sbuffò –Ha funzionato! E ce ne torniamo tutti a casa con un po’ di anticipo! La cosa ti dà fastidio?-
A volte era irritante come Ethan riusciva a trovare il pelo nell’uovo, ma era comunque bello per Milady poter parlare con qualcuno in maniera normale, senza etichetta, senza gerarchie, senza dover spaventare nessuno.
A Vader parlava con deferenza, sebbene entrambi sapessero che nessuno dei due era inferiore all’altro, ma il giuramento che la legava a lui e la posizione di secondo piano che si era creata richiedevano questo.
-Perché non la smetti di torturarti?- l’espressione gentile di Ethan tradiva il tono fermo –Non è continuando a pensare a lui che cambierai le cose!-
Milady lo guardò arrabbiata: -E a chi dovrei pensare? A suo figlio, che ha appena cominciato a capire l’esistenza della Forza? O a Obi-Wan che mi ha messa in questa situazione? Oppure a Qui-Gon…-
L’espressione, da arrabbiata, si fece triste.
-So che vorresti essere con lui! Ma non sempre possiamo avere ciò che desideriamo. E poi il giovane Skywalker potrebbe avere bisogno di te un giorno o l’altro!-
Ethan le si avvicinò ma lei lo aggredì con tutta la sua rabbia.
-Già! Come poteva avere bisogno di me suo padre! E’ per questo che sono rimasta dopo Qui-Gon Jinn ed è per questo che sono rimasta dopo Obi-Wan Kenobi! Sempre nell’ombra, per intervenire in caso di bisogno, per difendere l’ordine dei Jedi.-
Lo guardò con occhi di fuoco: -Io non sono un Jedi! Perché dovrebbe interessarmi che fine fanno? I Jedi sono estinti!-
Le orecchie appuntite del Loothy si incurvarono leggermente: -Allora è questo il problema! Cosa ti senti? Una rinnegata? Oppure è il tuo orgoglio ad essere stato ferito? Mi pareva che fossi stata tu a dire che Obi-Wan farà in modo di portare il figlio di Skywalker da quel maestro Jedi!-
-Tu non capisci! E’ vecchio per l’addestramento!-
-Come lo eri tu?-
Milady trattenne il respiro, fissò il vuoto per un istante poi si rilassò.
-Si, potrebbe farcela, e poi? Dovrò continuare ad aspettare sperando che il figlio sia meglio del padre?-
-La galassia intera sta aspettando e Obi-Wan crede in lui!-
-Già, come Qui-Gon credeva in Anakin.-
Ethan vide lacrime offuscare lo sguardo di Milady, ma non disse nulla.
La navetta sobbalzò quando venne agganciata dal radiofaro traente del super star destroyer Avenger.
Milady si era preparata a lasciare il più piccolo star destroyer Shadow senza più rivolgere parola ad Ethan ed era salita a bordo della navetta che l’avrebbe portata da Lord Vader, consapevole del fatto che l’amico Loothy avesse oramai scorto la parte più vulnerabile dei suoi pensieri.
All’apertura del portello della navetta Milady vide, ai lati dell’hangar, una piccola truppa schierata in formazione d’onore e pensò che un giorno o l’altro le sarebbe potuto tornare utile il rispetto che quel mantello nero esigeva.
Darth Vader la raggiunse e le fece cenno di saltare i convenevoli.
-Quali novità porti? Ho letto il tuo rapporto e sinceramente speravo in qualcosa di più di un ladruncolo!-
-Nessuna notizia confortante, mio Signore! Semplicemente qualche sistema in meno da includere nella cerchia di quelli probabili.-
Il sibilo artificiale del respiro di Vader le fece venire la solita fitta allo stomaco, di rammarico più che di timore, ma le diede anche un’altra sensazione, quasi di sicurezza: era come se si sentisse a casa.
Si incamminarono ed i mantelli svolazzanti li fecero assomigliare ad animali notturni che si allontanavano dalla truppa ancora schierata, che in silenzio li osservava.
-Dal giorno della distruzione della Morte Nera la mia unica ossessione è di riuscire a fare chiarezza in quello che ho sentito! Non è stata solo una perturbazione nella Forza ma quasi un richiamo!-
Milady guardò quella maschera impenetrabile. Di rado Lord Vader le confidava i suoi pensieri. Erano passati i tempi in cui le chiedeva consiglio, ora era lei a tentare di leggere nella sua mente.
-L’Imperatore cosa ne pensa?-
-E’ convinto, come me, che il figlio di Skywalker si sia finalmente affacciato alle vie della Forza.-
-Cosa intendi fare ora?-
-Il mio desiderio sarebbe di continuare la ricerca, ma l’Imperatore ha altri piani.-
Vader si fermò.
-E tu, cosa farai ora?-
Anche Milady si fermò ma per un lungo istante non si voltò a guardarlo.
Quando infine alzò il viso sentì la propria voce leggermente malferma: -Andrò dove andrai tu, naturalmente!- lo guardò perplessa –Hai qualche dubbio?-
Vader parve riflettere.
-A volte mi domando per quanto tempo ancora potrò contare su di te.-
-Mi offendi, Milord!- tentò di sembrare convinta.
La maschera di Vader celava allo sguardo ogni sua espressione, ma Milady sentiva che ciò che rimaneva di umano del suo animo ora era ancora più triste.