Il dubbio
Ripresa dallo shock mi ero guardata intorno, chiedendomi come potesse, la gente presente, non essere altrettanto sconvolta.
La sensazione di terrore che avevo avvertito era accompagnata da urla che avevo creduto fisiche, ma evidentemente non lo erano state.
Chi era immerso nei propri pensieri attendendo un trasporto, chi si stava dirigendo a passo spedito verso l'ingresso di un palazzo... nessuno di loro aveva sentito nulla.
E a me sembrava assurdo e irreale.
Chiunque avesse avuto un minimo di percezione nella Forza non poteva rimanere impassibile di fronte ad una cosa simile.
Avevo avvertito anche un grido, in lontananza, il tono allarmato e supplichevole di quello che, per un attimo, avrei giurato fosse il compianto Maestro Qui-Gon Jinn.
Una parte di ciò che era successo, lo avrei scoperto qualche tempo dopo, al rientro del Maestro Kenobi dalla missione su Geonosis.
Circolavano cloni, adesso, su qualsiasi pianeta affiliato alla Repubblica.
Il Cancelliere Palpatine aveva decretato la formazione di un esercito della Repubblica che aiutasse i Jedi a mantenere l'ordine e la sicurezza, in seguito al tradimento del Conte Dooku e la minaccia che i Sith fossero tornati.
Circolavano voci di Separatisti e dell'avvento di una nuova Confederazione di Sistemi Indipendenti.
Non erano argomenti che mi interessassero, così come non mi interessava la politica che li regolava.
Quello che mi interessava più di tutti era capire cosa fosse successo ad Anakin.
Avevo tentato di mettere in guardia Kenobi dal rischio di lasciare che Anakin prendesse iniziative, che gli fosse assegnato in solitaria il compito di proteggere l'ex Regina Amidala, ma non sapevo se ciò che avevo percepito riguardasse in qualche modo loro due.
Ma la sensazione che fosse qualcosa di terribile legato ad Anakin non mi abbandonava.
Quando era tornato Obi-Wan, era tornato anche il ragazzo, lo sapevo.
Quindi fisicamente stava bene.
Non avevo potuto incontrarlo perchè era ripartito quasi immediatamente per riportare Padmè su Naboo... di nuovo.
Ma Kenobi si era fermato su Coruscant e io avevo bisogno di capire, dovevo vederlo a tutti i costi.
"Non mi piace che ci sia un esercito" affermai mentre mi versava da bere.
All'imbrunire, Coruscant si accendeva di mille luci, non era mai davvero buia.
Ci eravamo accomodati ai lati di un tavolino vicino alla vetrata, come se fossimo vecchi amici durante un'amabile chiacchierata serale.
Cos'eravamo, in effetti?
Non avevo mai pensato a definire con un termine il rapporto che, in qualche strano modo, ci legava.
Di sicuro non avrei usato il termine "amicizia"!
Per qualche tempo, all'inizio, credo che "odio" fosse più adeguato.
Indifferenza, irritazione... c'erano state varie fasi.
Ma, a ben guardare, assegnare un termine non era assolutamente necessario.
"Non piace nemmeno a me" rispose lui distogliendomi dai miei inutili pensieri "E men che meno un esercito di cloni commissionati da un Jedi defunto, che non poteva averli commissionati."
In effetti, questo era strano.
"Sono tempi di cambiamento e non sono sicuro che sia un cambiamento positivo." dichiarò prendendo di nuovo il bicchiere con la bevanda rosa.
Lo fissai brevemente.
Aveva l'espressione stanca e lievemente preoccupata.
Non era da lui.
"Cos'è successo mentre eravate via? Cos'è successo ad Anakin?" gli chiesi senza giri di parole.
Lui continuò a sorseggiare la bevanda, poi mi rispose "Le solite cose. E' un'incosciente che fa di testa sua, ma alla fine devo ringraziare che fosse lì altrimenti, probabilmente, sarei morto."
Il solito brivido a cui tentavo di non fare caso.
"Non intendevo quello" specificai pur sapendo che non era necessario "Ci sono state urla e vite spezzate."
Il Jedi appoggiò il bicchiere sul tavolino e girò lo sguardo verso di me.
Era provato e si vedeva chiaramente.
"Non lo so, Mellian. L'ho percepito anch'io e, credo, qualunque altro Force-user nella galassia. Non so cosa sia successo, ma so che riguarda Anakin."
Abbassò lo sguardo sul bicchiere "Temo per lui, ma non so come gestire la situazione senza arrivare ad uno scontro. Non voglio accusarlo di qualcosa senza conoscere i fatti e sono convinto che non farebbe nulla di male se potesse scegliere. Ma lui è sempre in guardia con me, come se si sentisse minacciato dalla mia autorità su di lui. Parlandogli apertamente finirei per allontanarlo ancora di più."
La situazione era peggiore di quel che pensassi.
"Il Consiglio cosa dice?" gli chiesi.
Non che mi interessasse davvero l'opinione del Consiglio Jedi, ma dovevano pur fare qualcosa!
"Loro sono convinti che lui sia il Prescelto della profezia" rispose lui con aria stranamente ancora più triste.
"Beh, dei fulmini nel capire le cose, direi!" commentai ironicamente "Ci hanno messo solo 10 anni a pensarla come Qui-Gon Jinn, non male!"
Obi-Wan sorrise mestamente e io lo vidi sprofondare nei ricordi.
Attraverso la sua mente rividi la scena a cui sapevo che aveva pensato spesso in questi 10 anni, l'ultimo momento con il suo Maestro.
L'avevo percepita più volte, proiettata dai ricordi del Jedi in varie occasioni, ma solo ora capivo il perchè di quell'ossessione per quell'ultimo ricordo.
Avevo sempre pensato che fosse l'attaccamento di un allievo all'ultima immagine del proprio Maestro vivente, Qui-Gon steso a terra, con la testa sorretta dal suo padawan, mentre gli dice le ultime parole di addio.
Non avevo mai fatto attenzione alle parole: "Addestra il bambino... Promettimi che addestrerai il bambino. Lui è il Prescelto... lui porterà equilibrio..."
Qui-Gon non stava salutando il suo allievo, rammaricato di doverlo lasciare solo.
Il Maestro si stava assicurando di affidare a qualcuno il bambino che riteneva tanto importante.
Io non sono un Jedi, quindi tutti i divieti sull'attaccamento e sui rapporti personali non mi toccano, non ci ho mai nemmeno riflettuto veramente.
Ma Qui-Gon Jinn era ciò che di più simile ad un padre avesse avuto Obi-Wan.
E se un figlio stesse perdendo il proprio padre... forse si aspetterebbe qualche parola differente.
Obi-Wan Kenobi si era caricato di un fardello che non gli spettava, solo per rispettare la volontà del suo amato Maestro morente.
Se Anakin Skywalker era davvero il Prescelto, allora era troppo importante per affidarlo agli insegnamenti di un novello Cavaliere Jedi, poco più che un Padawan egli stesso!
Possibile che non lo capissero, là appollaiati sulle loro poltrone disposte in cerchio?
Continuammo a bere, ora in silenzio, e io rimpiansi che il liquido rosa nei bicchieri non fosse alcolico.