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Rotto dentro

Avevo seguito Lord Vader sul pianeta Tessen.

I messaggi inoltrati dalla nave con cui stava inseguendo i fuggitivi di quello che si faceva chiamare "il Cammino" erano stati poco chiari, a tratti confusionari.

Il Grande Inquisitore, ad un certo punto, aveva aggiornato la squadriglia in merito allo sbarco di Vader dalla nave e alla sua intenzione di raggiungere il vicino pianeta Tessen.

Sapevo che il motivo poteva essere uno solo: Obi-Wan Kenobi

Il Jedi avrebbe fatto di tutto per distogliere l'Impero dalla caccia ai fuggiaschi, compreso immolarsi arrendendosi all'ira del suo vecchio padawan.


Avevo percepito alcune scene del loro precedente incontro su Mapuzo, da cui Vader era tornato tronfio di un senso di soddisfazione crescente, ripensando continuamente al suo vecchio Maestro sospeso in aria, soffocato dalla sua presa tramite la Forza, e poi che striscia nelle fiamme, urlando e gemendo di dolore.

Il Kenobi che avevo percepito nei pensieri di Vader era un uomo distrutto, lontano dalle vie della Forza, debole e sconfortato.


Non avevo più rivisto Obi-Wan Kenobi dopo la nascita dei gemelli e il suo esilio su Tatooine.

Erano passati quasi 10 anni, ma non mi aspettavo che si fosse trasformato nello spettro di ciò che era un tempo.

La sua immagine nei pensieri di Vader, dopo Mapuzo, mi aveva colpita molto.

Lui l'aveva lasciato andare, al termine dello scontro, aveva permesso che i suoi amici lo salvassero.

La sensazione che mi aveva trasmesso, ripensandoci, era di non volere che il confronto finisse troppo presto e quindi anche le sofferenze del Jedi.

Lord Vader si crogiolava nel male che avrebbe ancora potuto causare al suo vecchio Maestro.

Lo bramava e ne era soddisfatto.


Kenobi incarnava tutto ciò che avevo disprezzato nella casta Jedi ed era stato la principale causa dei miei problemi e della mia rabbia per quasi tutta la vita, ma non ero sicura di provare la stessa soddisfazione di Vader per le sofferenze del Jedi.

Che la sua saccenza e presunzione fossero state spezzate dagli anni vissuti defilato e in condizioni umili, non poteva che rendermi felice.

Ma la sofferenza che avevo percepito, la cupa soddisfazione di Vader nel torturare il suo Maestro, era troppo anche per lui.

Lord Vader non voleva solo vendetta, voleva schiacciarlo, voleva sentirlo implorare e poi spezzarlo definitivamente affermando la propria supremazia.

Voleva essere lui il Maestro.


Il tracciatore della navetta di Vader mi aveva portata in una buia parte del pianeta, una zona rocciosa e desolata.

Sentivo pressante la necessità di trovare il Lord Sith, come se fosse successo qualcosa di grave che richiedesse il mio intervento immediato.

Si erano scontrati?

Qualcuno era morto?

L'ansia che provavo mi impediva di respirare.

Chiunque dei due avesse avuto la peggio, per me sarebbe stato come se mi avessero strappato un pezzo di corpo, non riuscivo neanche a pensarci.


Scesa dalla navetta, potevo fare affidamento solo sulle mie percezioni per trovare Lord Vader.

Mi ero avviata, a passo svelto, nella direzione dove sapevo si era svolto lo scontro, quando scorsi una figura non troppo distante che si dirigeva nella mia direzione.

Vader era vivo, lo sapevo, l'avrei percepito se così non fosse!

Ma, all'avvicinarsi della figura avvolta dall'oscurità del pianeta, quello che vedevo mi sembrava sempre meno somigliante al Sith.

Quello era Obi-Wan Kenobi.

Quindi, cos'era successo?

Sentivo che Vader era ancora vivo, ne ero sicura, ma non riuscivo ad immaginare la dinamica dei fatti.

E non riuscivo a credere di ritrovarmi davanti al Maestro Jedi dopo così tanti anni.


Quando fui abbastanza vicina da scorgere i suoi lineamenti, quello che vidi mi colpì come una sferzata.

L'uomo distrutto che avevo scorto nei pensieri di Vader, era evidentemente tornato ad affacciarsi alle vie della Forza, aveva recuperato ciò che serviva per utilizzare di nuovo le capacità innate e quelle apprese.

Ma era... rotto dentro.

Cosa mai era successo tra i due?

Più che cercare di uccidersi a vicenda, cos'altro aveva potuto causare questo stato di cose?


Il Jedi mi vide e si immobilizzò.

Poi ricominciò a camminare nella mia direzione, lasciandomi scorgere sempre meglio lo sguardo affranto e gli occhi pieni di lacrime.

Non cercò di ripararsi dal mio sguardo, che da principio sapevo essere rabbioso.

Non cercò nemmeno di recuperare quella compostezza tipica che ricordavo avesse sempre mantenuto, anche nei momenti peggiori.

Si avvicinò, faccia a faccia, fissando lo sguardo nei miei occhi per un tempo che mi sembrò eterno e poi, semplicemente, mi abbracciò.

Ero incredula, stordita.

Lo sentivo piangere sulla mia spalla.

Il Maestro Kenobi stava piangendo mentre provava un dolore che percepivo come intollerabile.

Non sapevo cosa dire o fare se non rimanere così, stringendo l'uomo che avevo tanto odiato e che ora non sembrava nemmeno più lui.

"Obi-Wan..." cercai di dire qualcosa ma il suo nome fu l'unica cosa a cui riuscivo a pensare che non fosse cosa era successo a Vader, dov'era in quel momento.

Il Jedi sembrava non riuscire a riprendersi.

"Non ho potuto!" continuava a ripetere con un filo di voce "Non ce l'ho fatta, non ho potuto!"

"Cosa non hai potuto fare?" gli chiesi sciogliendomi dall'abbraccio e guardandolo negli occhi.

"Pensavo fosse morto, su Mustafar" mi rispose come fosse in stato confusionale "Mi sono sempre incolpato della sua morte..."

Non sapeva che Anakin fosse sopravvissuto allo scontro di Mustafar?

Ma, quindi, non mi aveva mandata nell'Impero per stare con lui, non mi aveva volontariamente nascosto la situazione... non la sapeva!

Non che questo mi consolasse, ma era tutto molto più confuso e sensato al tempo stesso.

"In realtà è stata colpa mia di tutto..." continuò girando lo sguardo intorno, evitando il mio "E anche adesso non sono riuscito a fare il mio dovere"

La sofferenza che scaturiva dalle sue parole mi stava torturando.

"Obi-Wan" gli dissi cercando di scuoterlo "Dov'è Anakin?"

Lui alzò lo sguardo ritrovando un po' di equilibrio tra le lacrime

"Anakin non c'è più" mi rispose vacillando "Darth Vader l'ha eliminato. E' stato lui stesso a confermarmelo"

L'immagine di Vader con il casco spezzato era così forte, nella sua mente, che mi sembrava di averlo di fronte io stessa.

L'urgenza che percepivo si fece ancora più pressante.

"Devo andare da lui!" esclamai brevemente ma senza muovermi, in attesa di capire se il Jedi si sarebbe ripreso da quello stato di shock.

Mi stava fissando. Gli occhi erano ormai asciutti ma pervasi di tristezza.

"Mi dispiace, Mellian" disse "Mi dispiace davvero! Non so come potrei sistemare le cose. Dovevo porre fine a tutto, ma non sono abbastanza forte per farlo, come non lo sono stato 10 anni fa."

Lo guardavo ma non potevo pronunciare parole di conforto.

Le sue colpe non si limitavano a non aver posto fine alla vita di Anakin Skywalker, c'era ben altro.

"Lo so" sussurrò, forse percependo i miei pensieri "Non avrei mai pensato che potesse andare così. Non doveva andare così..."

Era così abbattuto e moralmente distrutto, che mi sembrava assurdo anche solo continuare a provare rabbia o rancore.

Tutti avevamo commesso errori, nessuno escluso, e Darth Vader era il risultato di questi errori.

Non sarei riuscita a formulare a voce questo pensiero, ma cercai istintivamente di trasmetterglielo quasi fosse un segno, se non di perdono, almeno di solidarietà.

Il suo sguardo non si rasserenò ma si fece più sicuro.

Non avevo rivisto il mio irritante vecchio compagno di avventure per 10 anni e non sapevo se l'avrei più rivisto in futuro, ma non riuscivo lo stesso a pronunciare alcuna frase sensata.

L'unica cosa che istintivamente sentivo necessario fare, fu di abbracciarlo di nuovo.

Il respiro gli era tornato regolare e quello che ora percepivo era qualcosa di molto vicino all'equilibrio.

Obi-Wan Kenobi era forte, sarebbe andato per la sua strada continuando a lottare per ciò che riteneva giusto.

Che le nostre strade si incrociassero di nuovo o meno, sapevo che non avrebbe desistito.


Ma l'uomo dal casco rotto, che una volta era stato Anakin Skywalker, aveva bisogno di me e io andai da lui.




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